Abbuffate compulsive: perché si attivano e come gestirle

Abbuffate compulsive: perché si attivano e come gestirle

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Le abbuffate compulsive sono l’analogo del termine inglese binge eating, una condizione in cui, l’individuo affetto da questo problema, ha temporaneamente perso il rapporto di sano autocontrollo con il cibo.

In questa condizione si può passare da certe abbuffate incontrollate a delle drastiche riduzioni dell’apporto calorico secondo fasi che si alternano.

Queste fasi alterne sono dettate dalle maree emotive del momento che a sua volta possono nascere da input interni o esterni.

ABBUFFATE COMPULSIVE ED EQUILIBRIO (TEMPORANEAMENTE) PERDUTO

L’equilibrio emotivo che porta a un sano rapporto con il cibo è temporalmente perduto e si può passare da un’alimentazione sovrabbondante e di pessima qualità (dolciumi, cibi processati, ecc.) a un rifiuto di assumere qualsiasi alimento, incluso il vomito auto-indotto.

C’è una scala di gravità per questo problema: va dalle semplici abbuffate occasionali a quelle più frequenti e sistematiche, fino alla vera e propria bulimia.

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Nell’ambito delle abbuffate compulsive ci troviamo all’incirca nella prima metà della misura di gravità di questo problema.

In questa condizione il rapporto con il cibo diventa tormentato e paradossale, generando stress e profondo senso di insicurezza.

Il cibo, soprattutto quello processato, gli zuccheri o i grassi, ma anche la quantità di alimenti ingeriti (carico glicemico) contribuisce a un simil-effetto psicotropo, producendo un momentaneo senso di benessere seguito da un prolungato senso di inquietudine e disagio.

In maniera simile agli alcolici, anche lo zucchero, i grassi e certi additivi (come il glutammato monosodico) inducono per via biochimica una sensazione di benessere e sollievo momentanei.

GRATIFICAZIONE ISTANTANEA E ABBUFFATE COMPULSIVE 

È la gratificazione istantanea che il nostro cervello – nei suoi intricati intrecci più profondi e atavici – ricerca sempre con inconscia priorità.

In forme più o meno simili questo fenomeno spesso emerge in fase adolescenziale nelle ragazze, e si riaffaccia anche in età matura in forme meno preoccupanti ma comunque disturbanti.

Lo stesso problema può presentarsi con una frequenza inferiore anche nei maschietti.

NASCONDERE IL PROBLEMA NON FA CHE AGGRAVARLO

Si tratta di una problematica che per propria natura tende a essere negata o nascosta per la paura degli effetti che il parlarne potrebbe avere…

mi prenderanno di sicuro per matta

questo è un non-problema, una cosa ridicola di cui parlare

ho provocato il vomito auto-indotto solamente una volta, forse due o tre…

ecc. ecc.

Purtroppo i tentativi di nascondere questo problema o di negarlo non fanno che aggravarlo.

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