Olio di cocco: ecco perché dovresti usarlo il meno possibile

Olio di cocco: ecco perché dovresti usarlo il meno possibile

[Tempo medio di lettura: 11 minuti]

L’olio di cocco (o burro di cocco) era entrato a pieno titolo nella mia routine alimentare giornaliera.

Prima di aver indagato a fondo per preparare questo articolo lo consideravo relativamente salutare, o quantomeno interessante da usare per certe sue proprietà… 

Tutte le mattine uno o due cucchiaini nel caffè.

olio di cocco
olio di cocco

Può suonare strano “nel caffè” mi rendo conto, ma a me non dispiace per niente.

PERCHÈ USAVO L’OLIO DI COCCO

Il motivo principale che mi aveva spinto a iniziare a usare tutte le mattine l’olio di cocco è stato che è un buon carburante per il cervello (fra poco ti illustro perché effettivamente lo sia).

Proprio questo beneficio energetico per il cervello potrebbe essere collegato all’effetto protettivo che l’olio di cocco ha espresso nei confronti dell’Alzheimer.

Inoltre in qualche studio l’olio di cocco ha mostrato di poter essere d’aiuto nella riduzione del giro vita.

E questi sono gli effetti salutari, ma…

Bisogna ancora capire se l’olio di cocco non includa anche degli effetti nocivi che potrebbero sovrastare quelli benefici.

OLIO DI COCCO: BENEFICO O NOCIVO? 

Era da tempo che stavo preparando questa full-immersion relativa all’olio di cocco, perché volevo capire – sia per me che per i lettori del blog manuelcasadei.com – se, come spesso si sente dire in ambito di alimentazione naturale, sia davvero una buona abitudine utilizzare frequentemente quest’olio vegetale.

Fino ad oggi sono stato abbastanza fiducioso sull’utilizzo dell’olio di cocco, tanto che come dicevo l’ho utilizzato quasi tutti i giorni per un anno circa. Quindi ne ho anche promosso le virtù (perché in effetti possiede delle virtù, ma queste vanno calcolate sul totale degli effetti che sono emersi, non in modo isolato).

Ogni volta che faccio questi approfondimenti torno sempre a riflettere su quanto sia complessa l’alimentazione.

Per questo una delle frasi fatte più insopportabili è quella secondo cui…

“È importante mangiare di tutto, nella giusta misura”.

L’olio di cocco è un esempio perfetto di come sia complesso l’argomento dell’alimentazione sana. Per questo cercherò di semplificare il più possibile, ma senza perdere dei pezzi di ragionamento importanti per strada.

DIVERSI STUDI CHE PROMUOVONO ALCUNI BENEFICI DELL’OLIO DI COCCO SONO FUORVIANTI

Alcuni dei benefici che vengono associati all’olio di cocco provengono da alcune ricerche che a guardarle da vicino non sembrano cristalline.

Infatti capita che queste ricerche siano state “inquinate” da alcune variabili indipendenti dall’olio di cocco che hanno sicuramente pesato sul risultato finale (esempio: perdita di peso, innalzamento di HDL e non innalzamento di LDL).

Ecco alcuni esempi concreti di cosa intendo…

  • In alcuni studi hanno utilizzato gli MCT puri invece dell’olio di cocco e/o in proporzioni diverse rispetto a quelle presenti nell’olio di cocco
  • In alcuni studi i partecipanti svolgevano anche attività fisica intensa
  • In alcuni studi i partecipanti erano sottoposti anche a restrizione calorica
  • In alcuni studi i partecipanti utilizzavano un elevato ammontare quotidiano di fibre
  • In alcuni studi i partecipanti utilizzavano il cocco intero e non l’olio di cocco.

Vedi, queste variabili presenti in diversi studi sui presunti benefici dell’olio di cocco hanno fatto sì che i partecipanti potessero raggiungere un risultato benefico non grazie all’olio di cocco ma grazie a quella specifica variabile (restrizione calorica, attività fisica, fibre, ecc.).

Ecco perché diversi studi di questo tipo non sono abbastanza cristallini per farvi affidamento e non possono essere usati per decidere favorevolmente sull’uso dell’olio di cocco.

Adesso scopriamo di più sul perché non metterei la la mano sul fuoco riguardo ai presunti benefici dell’olio di cocco.

Partiamo da quello che si dice spesso riguardo a quest’olio vegetale negli ambienti in cui si parla di alimentazione sana…

BENEFICI INCONSISTENTI DELL’OLIO DI COCCO

Riguardo al colesterolo buono HDL si dice…

In alcuni studi[1] (pochi a dire il vero) l’olio di cocco ha provocato un innalzamento del colesterolo buono HDL.

Il problema è che, mentre il colesterolo cattivo LDL è una causa dell’ostruzione delle arterie, il colesterolo HLD non è una causa della riduzione dell’ostruzione delle arterie.

Mi spiego meglio.

Mentre appare ormai evidente una correlazione di causa-effetto fra livelli elevati di LDL e ostruzione delle arterie, livelli elevati di HDL rappresentano solo un valore indicativo della salute delle arterie, non una causa della salute delle arterie[2].

Infatti,

  • Sono stati condotti degli studi nei quali l’abbassamento farmacologicamente indotto del colesterolo LDL ha sistematicamente ridotto il rischio cardiocircolatorio (aterosclerosi).
  • Al contrario altri studi nei quali è stato effettuato l’innalzamento farmacologicamente indotto dell’HDL non hanno portato a una riduzione del rischio cardiocircolatorio.

Quindi, non è importante cercare di innalzare l’HDL, ma è invece essenziale tenere basso l’LDL. E come scoprirai meglio fra poco l’olio di cocco purtroppo non è in grado di aiutare, anzi…

Riguardo alla riduzione del grasso viscerale

In altri studi[3,4] è stata approfondita la capacità dell’olio di cocco di aiutare la riduzione del grasso viscerale (un grasso altamente infiammatorio che dovremmo sempre mantenere ai minimi termini).

Una riduzione della circonferenza addominale si è verificata solo negli uomini e non nelle donne. Ma soprattutto il campione esaminato in questo studio è piccolo: solo una ventina di individui. Troppo pochi per prendere decisioni sulla base di questi risultati.

Riguardo ai benefici protettivi anti-Alzheimer si dice…

È curioso vedere come l’olio di cocco sia stato inserito perfino nel libro del prof. Valter Longo “La Dieta della Longevità” nella sezione degli alimenti benefici contro le malattie neurodegenerative.

Usare l’olio di cocco potrebbe avere un senso terapeutico per persone malate di Alzheimer (sempre a discapito della salute cardiocircolatoria). 

Allo stesso tempo però molti benefici antietà di un approccio alimentare come quello presentato in questo libro (dieta della longevità + dieta mima digiuno) potrebbero venire fortemente depotenzianti da un alimento che come l’olio di cocco ha una forte propensione a occludere le arterie nel lungo termine (cosa che non si sposa molto bene con il concetto di longevità in salute).

Ti ricordo infatti come per i presunti benefici anti-Alzheimer dell’olio di cocco viene citato solo un unico studio.

Detto questo, una persona malata di Alzheimer è comprensibile che possa voler provare l’olio di cocco per testarne possibili effetti positivi sui sintomi della malattia. Gli eventuali benefici in questo caso potrebbero superare i potenziali effetti collaterali.

Ad ogni modo probabilmente dei benefici simili per il cervello potrebbero derivare anche da MCT diversi dall’acido laurico (di cui è ricco l’olio di cocco). Esistono infatti degli oli di MCT utilizzati anche in ambito sportivo che includono acidi grassi a catena media diversi dall’acido laurico. 

In questo caso forse si potrebbero mantenere i positivi effetti benefici degli MCT sul cervello evitando però il rischio aterogenico.

Ancora più interessante è l’ipotesi che benefici anti-Alzheimer possano derivare dall’acqua di cocco (che non contiene grassi).

Sull’acqua di cocco

Questa parte sull’acqua di cocco è particolarmente interessante perché diversi esperimenti evidenziano un range di effetti neuroprotettivi dell’acqua di cocco[5].

L’acqua di cocco contiene una classe di composti chiamati citochinine che esprimono dei benefici antiaging e protettivi nei confronti dei neuroni.

In particolare diversi effetti delle citochinine potrebbero risultare utili per una terapia antineurodegenerativa incluso contro la demenza da Alzheimer.

Quindi, se gli studi indicano questo, non ci si potrebbe concentrare sull’utilizzo dell’acqua di cocco (che possiede solo vantaggi) contro le patologie neurodegenerative piuttosto che dell’olio di cocco (che include anche diversi aspetti controversi)?

AFFERMAZIONE FREQUENTE N°1 SULL’OLIO DI COCCO

L’olio di cocco è ricco di grassi saturi, ma questi sono rappresentati in buona parte da MCT (medium-chain triglycerides), cioè trigliceridi a catena media”.

Gli MCT hanno un’elevata propensione ad essere subito usati dal corpo per produrre energia e non vengono accumulati sotto forma di grassi di deposito. Di conseguenza l’olio di cocco, ricco di MCT potrebbe rappresentare una fonte di calorie molto sana.

A un primo sguardo superficiale potrebbe apparire così, ma…

Se guardi il quadro più ampio ecco che emergono degli elementi controversi.

Gli MCT non sono tutti uguali!

Gli MCT sono un gruppo particolare di acidi grassi saturi detti “a catena media”.

La catena di atomi di carbonio che li costituisce è cioè di media lunghezza (a metà fra gli acidi grassi a catena corta e quelli a catena lunga), da 6 a 12 atomi di carbonio.

acidi grassi
Esempio: lauric acid (12 carboni), myristic acid (14 carboni), palmitic acid (16 carboni). Corrispondenti ai pallini grigi nell’immagine.

Se è vero che l’olio di cocco è ricco di MCT (trigliceridi a catena media), bisogna però capire esattamente quali MCT e LCT (trigliceridi a catena lunga) contiene e in quali proporzioni[6]. Solo in questo modo si possono giudicare in modo completo le caratteristiche di quest’olio vegetale.

Di fatto alcuni MCT vengono bruciati rapidamente dall’organismo e non lasciano tracce di effetti indesiderati. Altri invece possiedono anche una spiccata natura ATEROGENICA. 

TRIGLICERIDI NON ATEROGENICI E TRIGLICERIDI ATEROGENICI

In generale più si allunga la catena di atomi di carbonio dell’acido grasso più sorgono possibili problemi per la salute.

Per gli MCT vale il principio per il quale da 6 a 10 atomi di carbonio prevalgono gli effetti energetici senza problemi collaterali.

Ecco quali sono gli MCT benefici:

  • Acido caproico (6 atomi di carbonio)
  • Acido caprilico (8 atomi di carbonio)
  • Acido caprico (10 atomi di carbonio)

…Mentre a partire da 12 a 18 atomi di carbonio iniziano a pesare i possibili effetti indesiderati sul colesterolo LDL quindi sulla salute delle arterie.

L’unico MCT con proprietà aterogeniche è il seguente:

  • Acido laurico (12 atomi di carbonio)

Inoltre abbiamo altri trigliceridi detti LCT (trigliceridi a catena lunga) sempre con proprietà aterogeniche:

  • Acido miristico (14 atomi di carbonio)
  • Acido palmitico (16 atomi di carbonio)
  • Acido oleico (18 atomi di carbonio)

L’olio di cocco quali trigliceridi contiene e in che proporzioni?

Come abbiamo appena visto gli MCT non sono tutti uguali. Inoltre hai visto che l’olio di cocco contiene anche altri trigliceridi diversi dagli MCT, ossia i LCT. Ognuno di questi grassi possiede particolari caratteristiche, non sempre vantaggiose per la salute.

In ordine quantitativo l’olio di cocco presenta i seguenti grassi:

  • Acido Laurico 48,5% (12 atomi di carbonio) – MCT
  • Acido Miristico 17,6% (14 atomi di carbonio) – LCT
  • Acido Palmitico 8,4% (16 atomi di carbonio) – LCT
  • Acido Linoleico 6,5% (18 atomi di carbonio) – LCT
  • Acido Caprico 6,4% (10 atomi di carbonio) – MCT
  • Acido Stearico 2,5% (18 atomi di carbonio) – LCT
  • Acido Caprilico 0,8% (8 atomi di carbonio) – MCT
  • Acido Caproico 0,6% (6 atomi di carbonio) – MCT

Quindi, riepilogando l’olio di cocco è composto essenzialmente per la maggior parte da acido laurico, acido miristico e acido palmitico.

Ok. E sai qual è la scala di aterogenicità di questi 3 grassi dal più aterogenico al meno aterogenico?

I GRASSI (NATURALI) CHE OCCLUDONO LE ARTERIE: LA CLASSIFICA DEI PIÙ ATEROGENICI 

Ecco la classifica:

  1. Acido Laurico
  2. Acido Miristico
  3. Acido Palmitico

Questo significa che l’olio di cocco contiene in maggiori quantità proprio l’acido grasso più aterogenico (l’acido miristico), a seguire l’acido miristico (il secondo nella scala di aterogenicità) e il palmitico (il terzo nella scala di aterogenicità).

aterogenicità olio di cocco
[7] Scala dell’aterogenicità dei 3 principali acidi grassi dell’olio di cocco.

Praticamente un disastro… o perlomeno un mezzo disastro.

Adesso non dimentichiamo che quasi tutto nel campo della nutrizione e della salute è DOSE-DIPENDENTE e dipendente dalla frequenza.

Tradotto: un cucchino d’olio di cocco ogni tanto non ha la possibilità di incidere negativamente sul rischio aterogenico. Ma se l’utilizzo di quest’olio vegetale è frequente allora è segnale d’allerta! (e sarebbe meglio monitorare ogni sei mesi i livelli di colesterolo).

Se ad esempio ti nutri così bene da avere il colesterolo LDL sotto i 60-70mg/dl allora un paio di cucchiaini al giorno di olio di cocco forse non inciderebbero negativamente. 

Ma in tutti i casi in cui uno voglia ridurre il rischio cardiocircolatorio allora dovrebbe evitare l’olio di cocco.

Ecco perché un numero elevato di esperti autorevoli e di organizzazioni mediche suggerisce di evitare l’uso dell’olio di cocco o di ridurlo il più possibile.

COSA DICONO LA HARVARD UNIVERSITY, LA SOCIETÀ AMERICANA DI CARDIOLOGIA, 200 ESPERTI DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI E 29 ASSOCIAZIONI MEDICHE SULL’OLIO DI COCCO?

Sull’olio di cocco la Harvard University dice:

A partire dalla conoscenza esistente sul rapporto fra acidi grassi saturi e malattie cardiache, le evidenze suggeriscono che l’olio di cocco innalza i grassi del sangue e in mancanza di un ampio e ben documentato studio sugli umani pubblicato su riviste scientifiche che dimostri chiaramente i benefici dell’olio di cocco, il suo uso frequente dovrebbe essere sconsigliato[8]. (traduzione dall’inglese).

Infatti, guarda l’immagine qui in basso. Il primo che ho cerchiato in rosso è l’olio di cocco… confronta la barra nera con il secondo cerchiato in rosso che è l’olio di palma.

L’olio di cocco contiene il doppio (????) di grassi saturi rispetto al tanto temuto olio di palma. 

olio di cocco grassi saturi
[9] Percentuale di grassi saturi in vari oli di uso comune.

Sull’olio di cocco la Società americana di cardiologia dice: L’olio di cocco aumenta l’LDL senza effetti benefici noti[10].

Sull’olio di cocco 200 esperti in malattie cardiovascolari e 29 organizzazioni mediche[11] in una raccomandazione ai loro pazienti dicono:L’olio di cocco è uno degli agenti più potenti per innalzare il colesterolo sierico”.

olio di cocco linee guida
[11] Fonte: http://circ.ahajournals.org/content/49/3/387.long

Uno studio rivela che l’olio di cocco può essere peggiore del grasso animale (bistecca di manzo) nell’innalzare il colesterolo.

In un altro studio l’olio di cocco ha dimostrato di innalzare i livelli di colesterolo del +40%. 

Un altro esperimento[12] ha messo in relazione l’elevato consumo di cocco di una popolazione indigena della Polinesia e i loro elevati livelli medi di colesterolo (da 185 mg/dl nei ragazzi dai 15-19 anni fino a 245 mg/dl negli adulti da 55-64 anni).

Poi c’è uno studio[13] abbastanza scioccante che ha mostrato come l’olio di cocco impatta negativamente sull’elasticità delle arterie dopo a un pasto al pari di un pasto al Mc Donald costituito da uova e salsiccia (Egg McMuffin® e Sausage McMuffin®). 

Poi c’è il latte di cocco…

Tutto quello che è stato scritto qui sull’olio di cocco è ugualmente valido per il latte di cocco. Con la differenza che il latte di cocco ha una concentrazione minore di grassi mentre l’olio di cocco è costituito completamente da grassi.

Infatti l’uso frequente (3 volte alla settimana) di latte di cocco è associato all’aumento di rischio vascolare negli adulti[14].

L’alimentazione è una scienza complessa grazie possiamo guardare sotto alla superficie degli alimenti promossi come sani, ma poi così sani e sicuri non sono. L’olio di cocco è un esempio perfetto di questa regola: anche se spesso viene presentato come alimento sano (con proprietà energetiche e dimagranti), esso esprime anche dei rischi associati al suo alto contenuto di grassi saturi.

E i grassi saturi sono ancora un fattore importante del rischio cardiovascolare, soprattutto quando sono uniti a una dieta infiammatoria a base di farine raffinate, zuccheri, carni rosse, insaccati, uova e latticini. In queste condizioni il colesterolo circolante nelle arterie va incontro più facilmente al processo di ossidazione, contribuendo all’occlusione graduale dei vasi sanguigni. Questo processo tende a condurre all’ictus e all’infarto, i due eventi cardiocircolatori maggiori che portano alla morte di così tante persone nei paesi industrializzati.

Quindi l’olio di cocco non andrebbe utilizzato con frequenza troppo elevata, sicuramente non con cadenza giornaliera.

A presto,

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Immagini: Google immagini.

[1] Cardoso DA e coll. “A COCONUT EXTRA VIRGIN OIL-RICH DIET INCREASES HDL CHOLESTEROL AND DECREASES WAIST CIRCUMFERENCE AND BODY MASS IN CORONARY ARTERY DISEASE PATIENTS

[2] Voight BF e coll. – The Lancet “Plasma HDL cholesterol and risk of myocardial infarction: a mendelian randomisation study

[3] Assunção ML e coll. “Effects of dietary coconut oil on the biochemical and anthropometric profiles of women presenting abdominal obesity

[4] Kai Ming Liau e coll. “An Open-Label Pilot Study to Assess the Efficacy and Safety of Virgin Coconut Oil in Reducing Visceral Adiposity” 

[5] B. Fernando e coll. “The role of dietary coconut for the prevention and treatment of Alzheimer’s disease: potential mechanisms of action

[6] B. Fernando e coll. “The role of dietary coconut for the prevention and treatment of Alzheimer’s disease: potential mechanisms of action” (Tabella 1)

[7] The American Journal of Clinical Nutrition “Effects of dietary fatty acids and carbohydrates on the ratio of serum total to HDL cholesterol and on serum lipids and apolipoproteins: a meta-analysis of 60 controlled trials

[8] Robert H. Shmerling, MD “Coconut oil: heart-healthy or just hype?” 

[9] S. Lockyer e coll. “Coconut oil – a nutty idea?” 

[10] AHA Presidential Advisory on Dietary Fats and CVD

[11] IRVING S. WRIGHT “Cardiovascular Diseases-Guidelines for Prevention and Care Resources

[12] Prior IA. e coll.  “Cholesterol, coconuts, and diet on Polynesian atolls: a natural experiment: the Pukapuka and Tokelau island studies

[13] Ng CK. e coll. “Impairment of endothelial function–a possible mechanism for atherosclerosis of a high-fat meal intake

[14] Sulistyowati Tuminah e coll. “Frequent coconut milk intake increases the risk of vascular disease in adults

Aldo Mariani Costantini, Carlo Cannella, Gianni Tomassi – Alimentazione e nutrizione umana ed. Il Pensiero Scientifico Editore 

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