Sulforafano dalle crucifere: come moltiplicarne l’efficacia protettiva

Sulforafano dalle crucifere: come moltiplicarne l’efficacia protettiva fino a 100 volte

[Tempo medio di lettura: 16 minuti]

Il sulforafano è il più potente induttore naturale degli enzimi di fase 2, per questo motivo le crucifere (come i cavoli e i broccoli) sono piante eccezionalmente protettive, ma quasi tutti sfruttano solo una minima parte del loro potere benefico. 

In questo articolo scoprirai come ottenere da 10 a 100 volte più protezione dalle crucifere. Se sei una persona attenta al proprio benessere, sarai sicuramente abituato a inserire una discreta quota di crucifere nella tua dieta. 

I benefici protettivi delle crucifere derivano soprattutto da un gruppo di molecole che questa famiglia di piante contiene, chiamate isotiocianati, il cui rappresentante più famoso è sicuramente il sulforafano. 

Probabilmente avrai già sentito nominare il sulforafano delle crucifere, ma ci sono alcune informazioni avanzate, fino ad oggi riservate virtualmente solo agli addetti ai lavori, che dovresti apprendere se vuoi diventare un ninja della sana alimentazione, sfruttando così il 100% del potenziale delle crucifere. 

In questo articolo le affronteremo tutte.

Quali sono le crucifere?

Le crucifere sono una famiglia botanica che include piante come:

  • Cavolo cappuccio (che include le varietà bianche, nere e viola)
  • Broccoli (verdi, viola, rosa e arancioni) 
  • Cavolo cinese (pak choi)
  • Cavolini di Bruxelles
  • Cavolo romano
  • Cavolo verza
  • Crescione
  • Ravanello
  • Cavolfiori
  • Senape
  • Rafano
  • Rucola

Crucifere e tiroide: dovresti preoccuparti?

Le crucifere sono state associate a una possibile azione goitrogena. I goitrogeni sono sostanze che possono interagire in vari modi con il metabolismo degli ormoni tiroidei, determinando in alcuni casi un aumento del gozzo oppure ipotiroidismo. 

Togliamoci subito di mezzo un timore infondato: ossia, che le crucifere danneggino in qualche modo la tiroide. Non è così! 

Se vogliamo considerare questo presunto rischio, dobbiamo farlo in modo più preciso e circostanziato, perché le paure tendono a prendere un’informazione generale come “le crucifere potrebbero interferire con la tiroide” e la trasformano in “le crucifere interferiscono con la tiroide”. 

E seguendo questa falsa informazione prodotta un cognitive bias o errore di ragionamento chiamato “di generalizzazione”, si finisce magari per stare alla larga per tutta la vita da piante che, come le crucifere, possono aumentare il nostro potenziale di salute e longevità.

Quindi, usiamo la conoscenza per eliminare una quota di ignoranza e ridurre l’eccesso di emotività irrazionale. Iniziamo col dire che… 

I cosiddetti goitrogeni, oltre che nelle crucifere, sono contenuti in modo significativo anche in alimenti considerati estremamente salutari e protettivi, fra cui: 

  • Latte di soia
  • Patate dolci
  • Edamame
  • Arachidi
  • Tempeh
  • Fragole
  • Pesche
  • Miglio
  • Pinoli
  • Pere
  • Tofu

Quindi, bisogna osservare il quadro generale invece del particolare separato dal contesto. Bisogna cioè capire quanto interessa che i goitrogeni siano presenti oppure no nella tua dieta.

In generale, dovresti preoccuparti dei goitrogeni nella tua dieta? 

La risposta generale è NO. A meno che la funzione tiroidea sia già danneggiata, non hai bisogno di ridurre il tuo introito di alimenti che contengono goitrogeni, come le crucifere o altri cibi elencati poco fa. 

Non solo, ma quando questo tipo di alimenti vengono consumati previa cottura, dovrebbero essere considerati sicuri anche per coloro che soffrono di problemi tiroidei.

Come hai visto, molti alimenti che contengono naturalmente goitrogeni sono anche preziosi dal punto di vista nutrizionale, nonché protettivi per propria natura. 

Disclaimer: se soffri di problemi tiroidei chiedi al tuo medico di fiducia se puoi consumare goitrogeni o no. Se non sei sicuro dello stato di salute della tua tiroide sottoponiti a tutti gli esami utili per determinare questo dato. 

Chiudo questo argomento ricordando che: a meno che la funzione tiroidea sia già danneggiata, non hai bisogno di ridurre il tuo introito di alimenti che contengono goitrogeni, come le crucifere o altri cibi elencati prima.

Informazioni avanzate sulla protezione delle crucifere

Avrai sentito da varie fonti quanto sia importante consumare questi ortaggi speciali, assieme a tutta la gamma di verdure disponibili nelle varie stagioni.

E in senso generale questo è un buon consiglio, ma nel modo in cui viene generalmente divulgato al pubblico manca di un paio di elementi di discreta importanza, soprattutto se vuoi sfruttare al massimo i benefici salutistici provenienti da questa famiglia di piante alimentari.

1. Le crucifere cotte perdono una quota importante del loro potere protettivo

Questo primo problema si traduce nel fatto che potresti finire per mangiare le tue belle crucifere un giorno sì e un giorno no, pesando a quanto ti stai proteggendo e quanto siano sprovveduti tutti gli altri che non conoscono lo straordinario potere protettivo dei cavoli… mentre in realtà stai assumendo solo una minima parte dell’originario beneficio presente nella pianta cruda. 

Ma c’è più di una soluzione per risolvere questo problema. Così che tu, avanzato studente della sana alimentazione, possa vantarti, questa volta a ragione, dell’ombrello protettivo offerto dalle crucifere e dal sulforafano.

2. Le crucifere non sono tutte ugualmente protettive 

So che questo ti sconvolgerà, ma sono qui apposta 🙂 

Tutti ti hanno sempre detto di mangiare crucifere perché contengono sulforafano. Giusto? Beh, non è esattamente così. Ecco come stanno le cose…

Come abbiamo detto all’inizio, esiste questo gruppo di molecole protettive che si chiamano isotiocianati, il cui rappresentante più autorevole è il sulforano, il quale è stato studiato estesamente, e fra gli isotiocianati (presenti in tutte le crucifere) è quello che esprime il più esteso e rimarchevole effetto protettivo sulla salute. 

Bene. Il fatto è che, gli isotiocianati, che sono molecole simili ma diverse fra loro, sono sì presenti in tutte le crucifere, ma il sulforafano, che rappresenta l’isotiocianato più potente per le funzioni salutistiche protettive, si forma solo e solamente nei broccoli. 

Tutte le altre crucifere, come i cavoli, i cavolfiori, i ravanelli, la rucola, ecc. sono utili e benefiche, anche perché contengono dei loro isiotiocianati più o meno caratteristici… 

…ma non sono in grado di fornire sulforafano, che è l’isotiocianato di maggiore interesse per un’alimentazione o integrazione alimentare che aumenti il potenziale di salute e longevità. 

Come si forma il sulforafano (l’isotiocianato più potente)

Tecnicamente i broccoli non contengono sulforafano. Questo infatti si forma solo se i tessuti di questa pianta vengono traumatizzati in qualche modo. Cioè, se vengono schiacciati, masticati ecc. 

La reazione biochimica attraverso la quale si forma il sulforafano è: 

GLUCORAFANINA +1H2O (+MIROSINASI)

= SULFORAFANO -1GLU -1H2SO4

La glucorafanina è il precursore del sulforafano. 

La mirosinasi è l’enzima che catalizza la reazione. 

Queste due molecole vengono mantenute separate all’interno della pianta in apposite vescicole. Se la pianta viene meccanicamente traumatizzata, le vescicole di rompono.

In questo modo enzima e precursore vengono a contatto e danno vita alla reazione che hai appena visto per formare il sulforafano, che la pianta usa per la propria difesa.

Questa reazione fra l’altro, non si esaurisce immediatamente al 100%, ma richiede un pò di tempo e infatti prosegue anche durante la fase digestiva quando ci nutriamo di questi ortaggi.

Come la cottura delle crucifere distrugge buona parte del loro potere protettivo – e come rimediare

Abbiamo quindi tre molecole fondamentali da prendere in considerazione: 

Il precursore glucorafanina, l’enzima mirosinasi e, infine, il sulforafano che si forma solo in seguito al taglio, triturazione, masticazione ecc. della pianta.

Vediamo come queste tre molecole si comportano quando vengono sottoposte al calore della cottura. 

La glucorafanina resiste al calore (è termoresistente). 

Il sulforafano resiste al calore (anch’esso è termoresistente).

L’enzima mirosinasi invece viene denaturata dal calore (è termolabile).

Nel momento in cui cuoci il tuo broccolo elimini senza saperlo quasi tutto il suo proverbiale potere protettivo. 

Questo accade perché la mirosinasi, che è l’enzima grazie al quale si forma il sulforafano è termolabile, cioè viene denaturato dal calore della cottura. 

Nota: neppure i broccoli “crudi” surgelati rappresentano una buona fonte di sulforafano perché vengono sottoposti a una rapida cottura proprio con lo scopo di disattivare gli enzimi e prolungarne così la conservazione.  

La denaturazione di una proteina è il processo attraverso il quale la molecola proteica perde la forma tridimensionale nativa, e con questa viene persa anche la sua funzionalità originaria. 

Ti hanno sempre detto di mangiare cavoli e broccoli, ma non ti hanno avvisato che dopo la cottura essi diventano poco più che comuni verdure; quasi come tutte le altre. Forse in questo momento ti stai domandando: 

“Allora, come dovrei fare allora per approfittare dei potenti effetti protettivi del sulforafano? Dovresti forse mangiare broccoli crudi?” 

Siiiiì, anche, ma questa non è l’unica soluzione. Anche perché l’uso di crucifere crude non si sposa sempre bene con il gusto e con la digeribilità. 

Quindi, le possibili soluzioni per mantenere a un buon livello il potere protettivo delle crucifere cotte, sono essenzialmente quattro: 

COME SALVARE IL SULFORAFANO: SOLUZIONE #1

Cottura al vapore dei broccoli per 1-3 minuti. Questo si è dimostrato il metodo di cottura che più di altri preserva il contenuto di sulforafano. Questo è un dato sperimentale che abbiamo a disposizione.

Quindi, se vuoi cuocere i tuoi broccoli, prediligi la cottura al valore per una durata non superiore ai 3 minuti.

COME SALVARE IL SULFORAFANO: SOLUZIONE #2

Aggiunta di una piccola quantità di broccoli crudi ai broccoli cotti.

I broccoli crudi contengono la mirosinasi attiva, che entrando in contatto con il precursore glucorafanina dei broccoli cotti, produce nuovo sulforafano. 

COME SALVARE IL SULFORAFANO: SOLUZIONE #3

Aggiunta di un pò di semi di senape in polvere ai broccoli cotti.

La senape è sempre una pianta della famiglia delle crucifere, e contiene l’enzima mirosinasi in forma attiva. Questo è un altro modo per riattivare la sintesi estemporanea di nuovo sulforafano a partire dai broccoli cotti. 

Puoi utilizzare la stessa tecnica anche per i broccoli surgelati, i quali, come ricorderai, vengono sottoposti a una breve cottura che degrada la mirosinasi. Anche in questo caso la polvere di semi di senape va aggiunta ai broccoli surgelati dopo che li avrai cotti, non prima. 

È sufficiente usare la punta di un cucchiaino da tè per 2-3 porzioni di broccoli. Nell’esperimento di cui ho riportato la fonte hanno usato 1/4 di cucchiaino per 7 tazze di broccoli. Tanto basta per ottenere nuovo sulforafano come ne troveresti mangiando il corrispondente di broccoli crudi! 

COME SALVARE IL SULFORAFANO: SOLUZIONE #4

Tagliare bene i broccoli crudi poi attendere 40 minuti prima di cuocerli.

Lasciando il tempo necessario alla formazione del sulforafano, potrai cuocere i tuoi broccoli essendo sicuro di assumere comunque tutto il sulforafano che potevi ricavare da essi. 

In questo caso, non ti interessa se la mirosinasi andrà incontro alla denaturazione in seguito alla cottura, perché avrà comunque fatto tutto il suo lavoro durante il tempo di attesa di 40 minuti successivi al taglio dei broccoli crudi.

Di solito le persone cuociono i broccoli interi (o quasi), poi una volta cotti li tagliuzzano i pezzetti più piccoli, mentre bisognerebbe fare l’esatto contrario: prima tagliuzzare, poi attendere 30-40 minuti, poi cuocere. 

Fai attenzione… 

Ti ricordo che tra poco vedremo come puoi assumere quantità di sulforafano da 10 a 100 volte superiori rispetto al broccolo crudo!

PERCHÉ IL SULFORAFANO È COSÌ IMPORTANTE PER IL TUO BENESSERE?

La fama positiva delle crucifere nasce da alcune ricerche scientifiche che hanno evidenziato un significativo effetto protettivo da parte delle molecole presenti in questa famiglia di vegetali. 

Queste molecole altamente protettive vengono riconosciute come induttori della via metabolica associata al fattore Nrf2 (Nuclear factor erythroid 2-related factor 2).

Il fattore Nrf2 è una speciale proteina che, una volta attivata, serve da segnale all’interno del nucleo cellulare che da il via alla sintesi di svariati antiossidanti endogeni, creati cioè autonomamente all’interno delle nostre cellule. 

Al contrario, la categoria degli antiossidanti esogeni sono quelli che assumiamo dall’esterno attraverso l’alimentazione o altre vie di somministrazione. 

Gli induttori Nrf2, come diverse molecole funzionali che troviamo all’interno delle crucifere, vengono quindi chiamati antiossidanti indiretti. 

Questo perché non agiscono direttamente come antiossidanti, invece stimolano la produzione di antiossidanti endogeni, i quali poi agiranno da antiossidanti diretti. 

L’azione antiossidante indiretta, come quella attivata dalle crucifere, coinvolge svariate molecole tra loro sinergiche. Per questo motivo essa è caratterizzata da un’azione detossificante e protettiva particolarmente profonda. 

La molecola più studiata fra la gamma di induttori Nrf2 presenti all’interno delle crucifere, e quella che appare come la più efficace per i suoi effetti positivi sulla salute, è il sulforafano.

IL MECCANISMO D’AZIONE DEL SULFORAFANO IN SINTESI

Come la maggior parte delle reazioni biochimiche cellulari, anche dietro all’attivazione della via metabolica Nrf2 c’è una grande complessità. 

Per i fini di questo contenuto ci basta vedere solo i passaggi fondamentali di questa preziosissima via metabolica salvavita che è presente nelle tue cellule ed è iscritta nel loro DNA. 

Possiamo individuare 2 passaggi fondamentali: 

PRIMO PASSAGGIO: Il sulforafano entra nella cellula e si lega alla proteina Keap1, liberando così il fattore di trascrizione Nrf2 che prima era legato a Keap1 impedendogli di entrare nel nucleo cellulare.

SECONDO PASSAGGIO: Ora Nrf2 è libero di accedere al nucleo cellulare e legarsi con la proteina sMAF (small MAF). 

Questo nuovo legame gli permette di agganciarsi ai geni associati alla via metabolica Nrf2, iniziando così a produrre quei potenti antiossidanti e agenti detossificanti che svolgono tutte le azioni protettive a livello dell’organismo.

SULFORAFANO: I BENEFICI DIMOSTRATI DALLE RICERCHE SCIENTIFICHE

Ad oggi sono più di 3000 le pubblicazioni relative all’efficacia protettiva del sulforafano sui topolini e più di 50 quelle associate alla sua farmacocinetica, farmacodinamica ed effetti positivi nei confronti di varie patologie.

Il sulforafano è davvero un principio attivo naturale straordinario, anche perché i suoi benefici si esprimono a vari livelli sull’organismo: 

  • Detossificazione da numerosi agenti esterni dannosi per la salute, come le pericolose aflatossine (prodotte da muffe contaminanti dei cibi) che possono causare danni epatici e sviluppo di tumori, lo smog: costituito dal gas di scarico dei mezzi di trasporto e dal particolato atmosferico
  • Malattie cardiovascolari (ancora il killer numero uno degli esseri umani a livello globale)
  • Diabete, sindrome metabolica e problemi correlati 
  • Infezione da Helicobacter Pylori 
  • Condizioni neurodegenerative
  • Effetto antinfiammatorio
  • Asma e allergie
  • Artrite

UNA “COMPETENZA” SPECIALE DEL SULFORAFANO: L’INIBIZIONE DELLE 4 FASI DI SVILUPPO TUMORALE

L’interesse maggiore nei confronti del sulforafano deriva dalla sua significativa azione di contrasto della malattia tumorale. 

“Ma cosa significa questo…che il sulforafano guarisce il tumore?” 

Sfortunatamente no. Ma quantomeno si può affermare che il sulforafano, soprattutto nelle concentrazioni congrue, dimostra di rallentare in maniera significativa la progressione della malattia tumorale. 

Gli studi ad oggi disponibili confermano un’azione di inibizione su tutte e 4 le fasi attraverso le quali si sviluppa la malattia tumorale, ovvero: 

  1. Iniziazione – mutazioni genetiche
  2. Promozione – replicazione incontrollata 
  3. Progressione – crescita organizzata del tumore
  4. Metastasi – crescita “disorganizzata” del tumore, ossia diffusione

Su ciascuna di queste fasi di sviluppo e progressione della malattia tumorale il sulforafano agisce sempre in senso inibitorio, quindi contrastando questo tipo di malattia. 

Cosa ricaviamo da queste considerazioni? 

Stando alle comprovate potenzialità del sulforafano, e calandolo nella realtà concreta della nostra esperienza quotidiana, la sua attività inibitoria sullo sviluppo tumorale si esprime al massimo livello sul piano preventivo. 

Il sulforafano può agire in modo intelligente su ogni cellula, sopprimendo la fase 1, ossia quella dell’iniziazione tumorale, nella quale si formano un certo numero di mutazioni che possono modificare irreversibilmente le funzionalità normali della cellula. 

Se iniziamo a usare il sulforafano prima che le nostre cellule accumulino troppi danni a causa del trascorrere del tempo e delle tossine ambientali, potremo avvantaggiarci di una protezione efficace a lungo termine (in associazione a un’alimentazione bilanciata e uno stile di vita sano). 

Inoltre, la preservazione del nostro DNA nella sua forma originaria sana, prima cioè dell’accumulo di mutazioni, inserzioni, delezioni ecc. concorre all’estensione della lunghezza della vita. 

Quello che accade è che ci ammaliamo perché invecchiamo. Ossia, prima arriva l’invecchiamento, e con esso arrivano le malattie. 

Grazie a una strategia anti-aging che preveda l’uso del sulforafano, possiamo allungare l’aspettativa di vita e anche ammalarci meno. 

Tenderemo cioè ad ammalarci meno perché i danni della vecchiaia (come i danni al DNA) vengono spalmati nel corso di un lasso di tempo più lungo, in pratica i danni molecolari vengono ridotti nell’unità di tempo, quindi “diluiti”.  

Per ottimizzare le tue potenzialità di longevità in salute, il sulforafano è un elemento di primaria importanza, soprattutto se lo utilizzi seguendo le informazioni avanzate che stai acquisendo in questo momento. 

Certo, il sulforafano agisce su ciascuna delle 4 fasi dello sviluppo del tumore, ma quanto più riusciamo ad anticipare il tempo di intervento, tanto maggiore la protezione e inferiore il rischio che le cellule “impazzite” sfuggano dal controllo dell’organismo. 

SU QUALI TUMORI HA DIMOSTRATO DI AGIRE POSITIVAMENTE IL SULFORAFANO (GLI STUDI ATTUALMENTE DISPONIBILI)

Gli studi scientifici condotti sulla capacità del sulforafano di inibire le cellule tumorali hanno dimostrato un’azione di numerosi biomarkers (indicatori) associati a questa malattia. 

Ad oggi è stato evidenziato un effetto positivo del sulforafano sui biomarkers dei seguenti tumori: 

  • Colon-retto
  • Cavo orale
  • Polmone
  • Stomaco 
  • Prostata
  • Fegato
  • Pelle
  • Seno

Naturalmente l’effetto più importante che si può ottenere dal sulforafano si gioca sul piano preventivo. Usare la forza protettiva di questa molecola naturale prima di accumulare numerosi danni molecolari rappresenta sicuramente l’approccio vincente per l’obiettivo di una longevità in salute.

Adesso veniamo al pezzo forte del contenuto di oggi.

Come moltiplicare l’efficacia protettiva dei broccoli x 100! Ovvero…

COME I GERMOGLI DI BROCCOLI TI PERMETTONO DI OTTENERE DA 10 A 100 VOLTE PIÙ SULFORAFANO RISPETTO AI BROCCOLI MATURI CRUDI! 

Come hai visto fino qui, i broccoli maturi e crudi rappresentano la fonte più concentrata di sulforafano. Ma c’è un’eccezione: i germogli di broccoli.

Devi sapere che nel 1993 presso prestigiosa Johns Hopkins School of Medicine negli Stati Uniti è nato un gruppo di ricerca denominato the Brassica Chemoprotection Laboratory. 

L’obiettivo di questo laboratorio è stato di studiare le crucifere per capire come si poteva ottenere una forma particolarmente ricca di sulforafano. Questa molecola è da tempo sotto lo sguardo attento degli scienziati, perché è attualmente noto per essere il più potente induttore naturale degli enzimi di fase 2, quelli che operano una profonda azione detossificante e protettiva all’interno delle nostre cellule. 

Il Dr. Jed W. Fahey, che a quel tempo aveva la responsabilità di trovare qualcosa con più sulforafano, ha rapidamente capito che le concentrazioni più elevate di glucorafanina (il precursore del sulforafano) si trovavano nei semi e nei germogli dei broccoli. 

La conclusione di questi esperimenti sui broccoli che ci interessa di più, riguarda il fatto che, dai germogli di broccoli con 3 giorni di maturazione si ottiene un’induzione dell’attività enzimatica protettiva da 10 a 100 volte superiore rispetto alla pianta matura cruda.

Jed W. Fahey et. all. “Broccoli sprouts: An exceptionally rich source of inducers of enzymes that protect against  chemical  carcinogens” Proc Natl Acad Sci U S A. (1997)

E, sempre dalle parole del Dr. Fahey, che ho ricavato da una sua intervista recente: “tutte le crucifere possiedono sostanze chimiche imparentate con la glucorafanina e con il sulforafano, ma non il sulforafano…

Gli altri isotiocianati che si possono formare nelle crucifere, non sono potenti quanto lo è il sulforafano, che si forma solo nei broccoli. C’è solo un’altra pianta capace di formare sulforafano ed è la Moringa oleifera, che comunque non è una crucifera. 

Quindi, ad oggi la fonte naturale con la più alta concentrazione di sulforafano sono i germogli di broccoli. Allora, non resta che vedere come puoi allestire la tua produzione domestica di germogli di broccoli. 

COME COLTIVARE I GERMOGLI DI BROCCOLI

E finalmente siamo arrivati alla parte pratica di questo contenuto, ovvero, come puoi ottenere una fornitura costante del più potente induttore naturale degli enzimi di fase 2 comodamente a casa tua. 

Ti anticipo che non ti serve il pollice verde. Devi solo seguire i 3 semplici passaggi che sto per illustrarti. Ti accorgerai che vedere crescere queste piantine eccezionali ti darà soddisfazione perché stai partecipando al processo creativo universale, che si esprime in modo misterioso all’interno del seme vegetale. 

I processi germinativi esprimono al massimo grado l’attività dell’energia vitale (detta anche chi o ki o prana nelle diverse tradizioni spirituali). 

Quindi vediamo come coltivare i germogli di broccoli in 3 passi

Passo #1) Pulizia
  • Ispeziona i semi ed elimina ogni eventuale traccia di sassolini o altro (di solito non sono presenti, ma è meglio fare una breve verifica).
  • Aggiungi 4 cucchiai di semi all’interno di un vaso di vetro da 1L con tappo dotato di griglia-filtro di acciaio (vasi germogliatori).
  • Riempi il contenitore con acqua addizionata con una soluzione antibatterica (costituita da aceto di mele e una goccia di detergente per i piatti) in un rapporto 1:10 (cioè, un volume di soluzione antibatterica in 9 volumi di acqua). Il detergente riduce la tensione superficiale dell’aceto permettendogli di circondare meglio la superficie dei semi, rendendolo così più efficace nell’uccidere i potenziali patogeni presenti nella parte esterna dei semi.
  • Lascia i semi in ammollo per 10 minuti poi risciacqua accuratamente. 
Passo #2) Ammollo
  • Aggiungi di nuovo acqua sufficiente per ricoprire completamente i semi. Il livello dell’acqua dovrebbe superare la linea dei semi di 3-4 cm.
  • Lascia in ammollo per 8 ore o una nottata.
Passo #3) Risciacquo
  • Drena via l’acqua dal vaso di vetro.
  • Aggiungi acqua fresca attraverso il coperchio dotato di filtro metallico, mescola un pò i semi e infine getta via tutta l’acqua.
  • Lascia il vaso contenente i semi inclinato in modo tale da permettere il drenaggio del residuo di acqua.
  • Bagna i semi 2 volte al giorno, per 3-5 giorni. 

Adesso che hai ottenuto i tuoi germogli di broccoli, puoi metterli in frigorifero così come stanno senza nemmeno toglierli dal vaso di vetro. Per ottenere una copertura protettiva significativa puoi utilizzane una piccola manciata anche solo un giorno sì e un giorno no. 

Il sulforafano infatti possiede una farmacocinetica che garantisce una durata di non meno di un paio di giorni all’interno dell’organismo. Quindi, consumandone una quantità discreta a giorni alterni sei comunque coperto anche nel giorno di non utilizzo. 

I germogli freschi riposti nel frigorifero vanno consumati entro massimo 5 giorni. Se non riesci a consumare tutti i germogli in questo lasso di tempo, puoi surgelarli. In questo modo non perderanno le loro proprietà e tu portai utilizzarli senza fretta. Un piccolo svantaggio consiste nel fatto che in seguito allo scongelamento i germogli non saranno più freschi e croccanti ma diventano un pò mollicci e bagnati. 

Ma considerato che la finalità principale del consumo di broccoli non è tanto il gusto quanto l’aspetto salutistico, ci possiamo accontentare. 

germogli di broccoli

COME CONSUMARE I GERMOGLI DI BROCCOLI 

Personalmente io mi prendo un pizzico abbondante di germogli e li mastico accuratamente prima di un pasto. In questo modo ottengo uno sminuzzamento dei tessuti vegetali che garantisce la massima sintesi di sulforafano. 

Poi proseguo con il mio pasto, il quale “lava via” quel gusto un pò pungente caratteristico di questi germogli.  

In generale comunque puoi aggiungere i germogli di broccoli all’interno di un sandwich, dove il loro sapore si perde fra quello di tutti gli altri ingredienti. Li potresti aggiungere a un’insalata oppure a una pasta fredda. 

L’importante ovviamente è non sottoporli a cottura, ma mangiarli allo stato crudo. 

UN’ALTERNATIVA ALLA COLTIVAZIONE DEI GERMOGLI DI BROCCOLI

Se trovi difficile affrontare una coltivazione di germogli, soprattutto effettuarla in maniera continuativa, puoi scegliere un integratore di qualità che contenga un estratto di broccoli titolato per il contenuto di sulforafano. 

Anch’io, per motivi di tempo non riesco ad avere una fornitura costante di germogli freschi, per questo motivo, ho scelto un buon integratore naturale per garantirmi una copertura completa e costante di questa molecola straordinariamente importante che è il sulforafano. 

In questo modo il mio organismo ha sempre disponibile una piccola quantità circolante di sulforafano per ottimizzare l’effetto disintossicante generale, protettivo, salutare e anti-aging. 

Bene! Spero che queste informazioni avanzate possano guidarti verso una vita con meno problemi fisici per goderti di più gli anni che passano, invece di soccombere all’entropia prima del tempo.

Forse non sai che, in questo modo, stai seguendo le sagge istruzioni del grande filosofo stoico Seneca, che in una delle sue lettere ha scritto:

Ogni giorno acquisisci qualcosa che ti fortifichi contro la povertà, contro la morte e anche contro le altre sfortune, allo stesso modo dopo aver avuto tanti pensieri, selezionane uno da assimilare profondamente”. — Seneca

Qui in basso ti lascio il collegamento a un buon integratore a base di estratto di broccoli titolato per il contenuto di sulforafano, come alternativa ai germogli freschi. 

ESTRATTO DI BROCCOLI 

(se questo particolare integratore non fosse più disponibile inviami una richiesta su info@manuelcasadei.com per ricevere suggerimenti su prodotti alternativi.)

Alla prossima, 😉


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Are Goitrogens in Foods Harmful?HealthLine.com

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